Marzo 2020. Brescia.
Le prime giornate di sole caldo, in una primavera in cui il mondo, qui, sembra fermarsi.
L’OMS ha appena dichiarato la pandemia e in Italia si è entrati in zona rossa.
La città deserta risuona, da giorni, di un continuo e sempre più impregnante suono di sirene di ambulanze.
A Isinnova son già tutti in smart working, Cristian, Marco, Lorenzo, Alessandro, Davide e Valentina; facile a pensarsi per una realtà che si occupa di ricerca, consulenza, start up e innovazione. Loro sono un mix di professionalità ingegneri edili e delle materie, architetti, designer, comunicatori e la loro realtà si occupa di consulenza imprenditoriale, con particolare attenzione a trovare gli strumenti di crescita, sviluppo industriale e protezione delle idee dei propri clienti. Ce li immaginiamo assolutamente a loro agio anche in questa nuova modalità di lavoro, focalizzati a continuare a seguire i loro clienti in remoto.
Poi arriva una telefonata, la pandemia continua, l’ospedale di Chiari, come altri, è al collasso delle terapie intensive, le valvole tipo Venturi, necessarie per il funzionamento dei respiratori, sono quasi esaurite e non reperibili.
Il sistema sanitario è in emergenza, chi arriva in ospedale è, molto spesso, in condizioni ormai gravi e il virus sembra causare decadimenti respiratori anche improvvisi. Non si può pensare di salvare vite senza la strumentazione adeguata. Eppure quella strumentazione, per i tagli degli anni precedenti, ma anche per l’eccezionalità della situazione, manca.
Non serve un inventore, quello c’è già, anzi ci sono già stati, da Giovanni Battista Venturi che ne ha definito il principio fisico di funzionamento a chi poi negli anni ha disegnato e migliorato il prodotto. Eppure, qui e ora, scoperte, idee e progetti non bastano. Serve materia, ingegno e dei bravi osservatori e progettisti. A dare forma ci pensa una stampante 3D.
Di quei momenti scrive Marco “a Chiari mancavano le valvole per i respiratori e le persone stavano morendo. Che dovevamo fare? Avete presente nei film, quando qualcuno sta per cadere nel burrone? Di solito in quel momento arriva il protagonista e gli lancia una corda, ma questa corda si sfilaccia…e il tempo corre. Non crediamo che in quel momento si facciano molte questioni sul fatto che la corda sia a norma, o che sia di altri. In quel momento si pensa solo a salvare chi sta cadendo. Poi, una volta al sicuro, col fiatone e l’adrenalina che cala, si può ragionare. Ecco, ci siamo trovati in quella situazione. C’erano delle persone in pericolo di vita, e abbiamo agito.”
Il 13 marzo sono in prima pagina sul Giornale di Brescia e poi sulla stampa nazionale e internazionale. Nell’emergenza, Cristian, Marco, Lorenzo, Alessandro, Davide e Valentina, gli stessi di poco sopra, esperti di brevetti e di regolamentazione di start up abbandonano le loro frontiere professionali: se ne fregano di diritti, certificazioni, costi e polemiche in nome del diritto alla vita di chi in quelle ore rischia di non poter più respirare.
Nei giorni successivi, raccontano sul loro sito, “un primario d’ospedale in pensione, il dott. Renato Favero, ha suonato alla nostra porta, ci ha fatto una lezione di anatomia sul funzionamento di polmoni, alveoli, virus e polmonite, per poi chiederci di aiutarlo nell’impresa di trasformare maschere da sub in maschere per la respirazione da utilizzare in ospedale. Inutile dire la nostra risposta: ci abbiamo lavorato giorno e notte, Isinnova ha ingranato la sesta e in meno di 10 ore avevamo il prototipo”.
L’incontro tra un medico visionario e l’intelligenza collettiva dei professionisti di Isinnova crea un nuovo prodotto salva vita, in uno dei momenti più bui del 2020.
La maschera da sub da cui si parte è un modello basico, disponibile da Decathlon, per attività di snorkeling. Anche qui, in nome di un’azione necessaria, il team di Isinnova contatta in breve tempo il produttore e distributore, e ne trova la collaborazione. Decathlon mette a disposizione il disegno CAD della maschera e da lì Isinnova disegna un nuovo componente per il raccordo al respiratore; nasce la valvola Charlotte, stampabile rapidamente con stampanti 3D. Si va subito in testing, all’ospedale di Chiari, e si dimostra correttamente funzionante.
Dalle valvole tipo Venturi alle nuove valvole Charlotte il contributo di Isinnova alla sua comunità fa scaling up, per dirla come si direbbe in una start up, e diventa subito riconosciuto e diffuso, nonostante il fastidioso chiacchiericcio che cerca di annebbiare una sincera volontà con l’accusa di agire in nome di un presunto profitto, presente o futuro. Lo scaling up è rapido e possibile grazie alle tante, diffuse e diverse collaborazioni che si attivano attorno all’iniziative di Isinnova, che non solo sostengono l’iniziativa, ma moltiplicano i testing e migliorano il prodotto, con altre varianti. Chissà com’è stato trovarsi improvvisamente non più dalla parte dei consulenti, ma dalla parte di chi deve far crescere un’idea e, per farlo, necessita di buttarsi fuori dallo schema, rischiare di perderne il controllo, vedere l’effetto che fa.
Fuori, però l’incubo continua. Questa però non è una crisi locale, Brescia è una delle zone più colpite, ma l’OMS è stata chiara nel definire questo virus una pandemia. E i ragazzi di Isinnova si sentono “abitanti di un mondo unico per tutti”, sia per generazione d’età sia per visione, per questo rendono open il file con le istruzioni, affinché possa essere usato in qualsiasi parte del mondo in cui ci sarà penuria di strumentazione sanitaria standard. Il file con le istruzioni in open source è stato scaricato quasi 3 milioni di volte. Isinnova viene contattata dal Presidente della difesa americana, dalle Università di Stanford, Harvard, Columbia University. Di loro si finisce a parlare in un video di Google, nella pubblicità della Jeep, in una intervista della Coca Cola: come simbolo dell’inventiva degli italiani.
Isinnova è il nostro testimonial per questo numero, nel’equilibrio precario che questo suo pezzo di storia ha da dirci sul come starci dentro e guardare fuori restano due dimensioni del fare impresa, a volte divergenti, eppure entrambe necessarie. Sono un continuum necessario all’essere squadra e al costruire risposte concrete ai bisogni della comunità circostante. Significano, a volte perdere occasioni di fare direttamente business sul qui e ora, in nome di una visione sul futuro che ci auguriamo.
Isinnova ha guardato oltre, a come quella perdita potesse essere opportunità per sé e per altri in un futuro, migliore per molti. Non crediamo e non diremo che è una storia di eroi, perché è molto di più, è la storia generativa un’intelligenza collettiva, che va oltre i loro stessi confini aziendali, che ha dimostrato quanto cooperare sia necessario in tempi complessi.
Purtroppo non conosciamo di persona Cristian, Marco, Lorenzo, Alessandro, Davide e Valentina, ma nel cercarli dietro il marchio Isinnova tra articoli, interventi diretti e social ne abbiamo percepito la passione, l’idea imprenditoriale e la loro idea di presente e futuro.