#andràtuttobene! Ma siamo così sicuri? Se ci ritagliamo il tempo per approfondire analisi economiche e previsioni finanziarie scopriamo che il PIL del nostro paese scenderà di circa 10 punti percentuali nel 2020 e -anche se l’indice del Prodotto Interno Lordo non ci piace come lente per giudicare la salute generale di un paese- è indiscutibile che una tale frenata avrà come conseguenza migliaia di fallimenti soprattutto nella dimensione delle micro e piccole imprese, un’impennata della disoccupazione (da 700.000 a 1 milione di posti di lavoro in meno) anche qui drammaticamente a partire dalle mansioni più semplici alla base della piramide della produzione del valore. Saremo al cospetto di un’ampia perdita di reddito di molti connazionali con annessa recessione, vedremo l’insorgere di nuove povertà e una ampia crisi sociale, la politica dei sussidi e degli ammortizzatori sociali renderà più sostenibile questa fase drammatica e ci accompagnerà nel tempo della decrescita infelice.
Pensare semplicemente che le drammatiche conseguenze della pandemia costituiscano inneschi per un futuro sostenibile è quantomeno utopico. La crisi non è democratica e (oltre gli aspetti sanitari) fa vittime dove non c’è patrimonio, quando il patrimonio è immobilizzato, quando l’organizzazione è approssimativa, dove gli schemi del valore sono inesistenti e la capacità di ottenerlo è scarsa.
La cooperazione è un mondo ampio e variegato composto da migliaia di imprese che, nelle rispettive filiere, sono finora sopravvissute anche grazie a diversi tentativi di innovazione; non si può parlare in modo univoco della cooperazione- come di qualsiasi altra forma organizzativa d’impresa -anche se abbiamo la mutualità che ci accomuna e che, sulla carta, è una ragione di vita. Tanto che siamo stati (in particolare la cooperazione sociale) gli ammortizzatori sociali del nostro paese, ci siamo fatti carico degli ultimi, siamo stati inclusivi e tanto resilienti da essere anticiclici nella crisi del 2008/2012. I report di questi giorni ci dicono anche solo un quarto delle coop (Confcooperative) è interessata alla sospensione completa delle attività contro il 52% del totale delle imprese “sospese” in Italia.
Come ne usciamo?
Mettiamo al bando la buona volontà, l’inclusione, la resilienza, la prossimità, l’estetica dei processi(Granata) come motori del nostro agire! Essi sono caratteristiche implicite e costituenti della cooperazione e devono costantemente accompagnarci nel nostro agire quotidiano. Ma se sono necessarie non possono essere condizioni sufficienti: abbiamo bisogno di visione e di strategia, di competenza e consapevolezza del valore che mettiamo sul mercato; dobbiamo quindi attrezzarci per renderlo evidente e farlo valere. Abbiamo la necessità di guardarci intorno, far emergere le idee innovative e generatrici, condividere le iniziative di sviluppo, mettere a sistema gli staff di cui siamo carenti: marketing, vendite, accesso ai mercati, ma anche processi organizzativi e gestionali di livello e cultura d’impresa trasversale.
La cooperazione sociale di inserimento lavorativo, le coop B, possono fare da apripista: la ricchezza dei codici Ateco che la contraddistingue è un ottimo presupposto per infrastutturarla trasversalmente e metterla nella condizione di valorizzare le caratteristiche costituenti al servizio delle imprese col fine di incrementare le assunzioni di persone fragili, creando contemporaneamente servizi e prodotti con un adeguato valore aggiunto.
Abbiamo bisogno di giocare nello stesso campionato e di riconoscerci fiducia reciproca.