Regista: Ian Bonhôte and Peter Ettedgui

Il documentario in sintesi:

Il documentario attraverso materiali d’archivio; interviste ad atleti affermati quali l’italiana Bebe Vio, gli australiani Ellie Cole e Ryley Batt, il francese Jean-Baptiste Alaize, gli statunitensi Tatyana McFadden e Matt Stutzman, l’inglese Jonnie Peacock, la cinese Cui Zhe e il sudafricano Ntando Mahlangu (Sudafrica); riprese degli allenamenti, delle gare unite a quelle della vita degli atleti restituisce un ritratto potentissimo che sembra andare anche oltre le sue iniziali intenzioni. Raising Phoenix non è infatti solo la storia delle paralimpiadi come non è solo la storia di un evento che contribuisce alla lotta per i diritti delle persone con disabilità.

L’emozione che suscita va forse ricercata non tanto, o almeno non solo, nell’ammirazione per quello che questi atleti hanno saputo fare, comunicare e rappresentare ma soprattutto nel fatto che quelle storie mettono in scena e testimoniano la lotta per trovare una propria realizzazione, una propria sovranità nel mondo, una compiuta espressione di sé. Lasciando da parte l’abusato concetto di resilienza qui la potenza del messaggio non è nel sottolineare una ritrovata pace e consolazione, è piuttosto nel rappresentare lo sforzo continuo, indomito, a tratti disperato e gioioso di questa lotta senza fine che è allo stesso tempo esperienza di tutti.

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