L’industria leggera, nella tempesta, vola.
Uomo, marito e papà di 2 figli. Nodo appassionato di tantissime reti, composite e variegate. Volto dai contorni morbidi, ma sguardo deciso e determinato. Giancarlo Turati è un imprenditore che si è fatto da solo. Non eredita l’azienda di famiglia ma la costruisce, con un socio, giorno dopo giorno. Oggi, quella che 25 anni fa nasce come start up, è una realtà solida, rispettata (un aggettivo che esprime con tono particolarmente fiero), di circa 40 dipendenti e 6 milioni di euro di volume d’affari, che opera in ambito informatico. Giancarlo – socio e amministratore delegato – ne parla con passione e lucidità, mixando considerazioni razionali e ponderate a pensieri e visioni emotive.
Quest’ultimo periodo ha reso evidente una fragilità della struttura imprenditoriale del Paese. Di fronte a una crisi pandemica che ha diffuso la paura e il senso di precarietà nella popolazione con ripercussioni immediate sui mercati, quali strategie di impresa sono state messe in atto per proiettare la stessa in un futuro che garantisca stabilità e redditività all’impresa?
Sento di dover fare una premessa obbligatoria. Io ho la fortuna di lavorare in un settore che, già pre-Covid, era al centro di una profondissima trasformazione legata al tema digitalizzazione; tale trasformazione mi aveva già obbligato a valutare un funzionamento, un racconto ed un posizionamento nuovo della mia azienda. Il Covid-19 ha quindi contribuito ad accelerare un percorso già in atto: classico caso di una problema che – per certi versi – diventa un’opportunità.
Spiegami meglio: in cosa consiste questo approccio nuovo avviatosi già pre-Covid?
Abbiamo scelto di evitare un approccio verticale superspecializzato ai servizi offerti, ponendo al centro di tutto una logica orizzontale, integrata. Oggi l’approccio al business deve essere (clicca qui per continuare a leggere)