Non ci sono scorciatoie… il lavoratore giusto non esiste così come non esiste l’impresa giusta perché ogni lavoro non è un incastro, ma un percorso in cui impresa e lavoratore si incontrano e cambiano. Per un’azienda ogni assunzione è un investimento di tempo e risorse che si giustifica solo nel tempo: è certo necessario che le funzioni specifiche siano svolte, ma le persone devono anche crescere con i cambiamenti dell’azienda, adeguarsi al contesto aziendale, conoscere e far propri gli obiettivi e l’identità dell’azienda. E’ qui che entrano in gioco le cosiddette ‘soft skill’ che l’azienda deve sostenere e accompagnare. Ce ne parla Beppe Bruni, direttore delle risorse umane di CAUTO: una cooperativa sociale, ma anche una delle più grandi imprese bresciane con un fatturato che supera i 25 milioni di euro. “Le competenze tecnico-specifiche hanno la caratteristica di essere relativamente obiettive, abbastanza facilmente misurabili e potenzialmente trasferibili. Le competenze trasversali, invece, fanno riferimento al “saper essere” e non si tratta di rilevarne la presenza o l’assenza ma la qualità: la capacità di leggere il contesto, di porsi rispetto a questo, di valorizzare le risorse, di gestire l’ineludibile ansia del cambiamento, di rileggere quanto accade integrando l’emotività ed il distacco, di saper vivere l’empatia intesa come “sapersi concepire nella situazione dell’altro” e non nella semplificazione di “mettersi nei panni dell’altro” (che ci andranno sempre larghi, stretti, scomodi). Per leggere tutta l’intervista, clicca qui.